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Sabato si è inaugurata la personale di Saro Grasso, denominata " Lo Strappo".
Non ho voluto chiedere all'amico artista il perché della strana definizione; ho voluto capirne il significato da me, studiando le opere un'ora prima della inaugurazione e rivedendole dopo la stessa.
Ma la mia è un'idea personale, discutibilissima; in fondo, non reputo di essere un critico d'arte; tuttavia ho piena coscienza di essere un buon estimatore, non nel senso di poter affibbiare un valore commerciale ad un'opera d'arte -questo lo lasciamo fare a chi anche nell'Arte, ohimè, vede più l'aspetto commerciale che quello estetico- ma nel senso che non mi risulta difficile, soprattutto grazie al mio istinto, distinguere ciò che è bello da ciò che lo è meno e ciò che è nuovo da quello che si è già più volte visto.
Saro Grasso ha aperto per Acireale una finestra attraverso la quale ognuno di noi può guardare il panorama che più gli piace, poiché, stranamente, la finestra dà una visione a 360 gradi.
In questa Acireale che, forte di una tradizione culturale, inesorabilmente trita e ritrita sempre le stesse cose, i soliti panorami del belvedere della omonima villa o il solito porticciolo di Santa Maria La Scala, tra l'altro molto spesso privi di un benché minimo spessore artistico, l'operazione di Saro Grasso mi appare un "insolito" degno di essere preso nella dovuta considerazione.
Ma il segreto della definizione e, quindi, delle opere esposte, non è nel cromatismo sapiente dei frammenti accostati, incollati, supportati dal fil di ferro che ne frantuma l'uniformità dei singoli lavori, bensì nel complesso di essi in quell'insieme di sperimentazione che tutta l'opera costituisce e che, così come io l'ho letta, potrebbe farci avere nel futuro un Saro Grasso che apre un balcone.

Acireale 1997.

Vincenzo Costanzo